sabato 13 marzo 2010

riciclo

come sapete il nostro laboratorio ha virato sul tema del riciclo, del riutilizzo di vecchie storie e vecchi armadi pieni di cose dimenticate, rovinate, di pezzi rotti che hanno apperentemente perso capacità e funzione.



oltre a essere terribile da vedere, questo ammasso di rifuiti crea notevoli problemi ambientali, perchè non rispetta un corretto processo di smaltimento e purtroppo questo accade spesso.
ma noi.... abbiamo deciso di non buttare via con superficialità ma di osservare attentemente e ridare significato, nuovo e dignitoso, in modo da custodire il valore originario degli oggetti dimenticati. le possibilità sono pressochè infinite e spesso inimmaginabili.
guardate cosa fa Martino Gamper,







...gira per Londra, la città dove abita,come voi passeggiate pe Cantù, e raccoglie indistintemente sedie o mobilio abbandonato o rotto e destinato alla discarica, e lo riassembla e aggiusta in un nuovo originale oggetto, assolutamente funzionale e utilizzabile.

Massiiliano Adami invece, immerge una serie di oggetti destinati alla pattumiera(contenitori di palstica di detersivi, ciotole, badili) nel poliuretano, materiale schiumoso che si indurisce tramite raffreddamento. il risultato è un mobile che al posto degli scaffali ha una serie i "nicchie" formate dagli oggetti immersi



continuate a raccogliere :)

giovedì 21 gennaio 2010

Pino virgola Giulia

Nell'ultima lezione abbiamo lavorato sulla resa vocale e mimica di situazioni e immagini tramite l'utilizzo di linguaggi alternativi.
I partecipanti hanno descritto, raccontato, narrato favole, utilizzando un linguaggio incomprensibile da loro inventato.

Durante il racconto delle favole sono emersi a mio parere spunti interessanti.
Fra e Sara raccontando la favola di "Hansel e Gretel" hanno confusamente unito due fiabe, la suddetta e Pollicino.
Betti invece durante la rappresentazione muta della favola dei cinque agnellini (che non conosceva) ha esordito con "ma quand'è che il lupo si mangiava i nani?".
Questi banali errori o presunte gaffe sono in realtà bellissimi spunti per la scrittura favolistica.
Gianni Rodari in "Grammatica della fantasia. Introduzione all'arte di inventare storie" dedica alcuni capitoli proprio a questa possibilità, di creare racconti originali e divertenti partendo dallo stravolgimento di fiabe note.
Le modalità sono molteplici:
- L'evento inaspettata. Rodari proponeva ai bambini una serie di parole come "bambina", "bosco", "fiori", "lupo", "nonna" che suggerivano la fiaba di Cappuccetto Rosso introducendo una parola che spezzava la serie, come "elicottero".
Era cosi che si giungeva ad una versione in cui il lupo veniva sorpreso da un elicottero della polizia mentre si accingeva a bussare alla casa della nonna.
- Il seguito o il finale alternativo. Variando leggermente il finale della storia, non la si fa terminare proseguendo con nuovi eventi oppure si crea un finale differente.
- Inversione di ruoli. Il lupo diviene buono, cappucetto cattiva e biancaneve incontra sette giganti al posto dei nani, invertendo i ruoli e le caratterialità topiche dei personaggi si giunge a nuove evoluzioni.
- Commistione tra favole. Unire più fiabe o far interagire nello stesso racconto personaggi di favole diverse (ciò che è fortuitamente successo durante la nostra lezione)
- Stravolgimento linguistico, la storia cambia deformando e denaturalizzando le parole. Un esempio di questo tipo lo abbiamo vissuto concretamente nel momento in cui Francesco e Sara hanno raccontato la storia di Hansel e Gretel senza mai utilizzare la lettera e.
La storia ha mantenuto il suo filo narrativo originario ma è diventata la storia di "Pino virgola Giulia" ed ha subito differenti variazioni.
Lo stesso Rodari scrisse in questo modo Il libro degli errori, una raccolta di filastrocche e racconti che prendono vita dai significati nuovi che le parole possono assumono se distorte o semplicemnte scritte in modo errato.

Provate a fare qualche esperimento di questo tipo,
lavorando sulla fiaba o semplicemente partendo dalla deformazione di una parola
Vi riporto qui una filastrocca di Rodari. Buon lavoro!

Per colpa di un accento
Per colpa di un accento
un tale di Santhià
credeva d'essere alla meta
ed era appena a metà.

Per analogo errore
un contadino a Rho
tentava invano di cogliere
le pere da un però.

Non parliamo del dolore
di un signore di Corfù
quando, senza più accento,
il suo cucu non cantò più.